lunedì 20 maggio 2013

Umano, troppo umano.

Già un post che s'intitola come un'opera di Nietzsche preannuncia noia, tedio e voglia di vetri rotti sulle arterie.
Ma devo scrivere, devo liberarmi, devo intraprende un percorso di catarsi essenziale alla mia persona, non foss'altro che ho una furia omicida che pervade ogni fibra del mio corpo.
La questione riguarda le riflessioni di una vita, gli sguardi dubbiosi e scettici del mondo e soprattutto un post apparso sulla pagina" Spotted: Unimi", nel quale un cerebroleso -pardon, cerchiamo di non essere offensivi almeno nell'intro- una discutibile mente partoriva un altrettanto discutibile pensiero, articolato nei seguenti punti (amo schematizzare, è un mio vizio dal quale so di non poter uscire)

1. I CdL in studi umanistici sono nettamente più facili di quelli scientifici.
2.I CdL in studi umanistici non offrono prospettive future allettanti per i laureati; per questo motivo i CdL in studi umanistici sono inutili
3.Bisognerebbe indirizzare gli studenti delle superiori a CdL scientifici.

Ora, la domanda che sorge spontanea è:: perchè io devo riflettere su un post anonimo apparso su una pagina tendenzialmente goliardica, probabilmente scritto da qualcuno che non sa nemmeno una cosa essenziale come la differenza tra l'ottanio e il verde acqua? La risposta è perchè per anni, ANNI, ho visto/sentito persone millantare la propria presunta superiorità intellettuale perchè dedicavano la loro vita a calcoli, numeri, formule e teoremi. Meno quando ho scelto di frequentare il liceo Classico, maggiormente quando ho deciso di frequentare la facoltà di Lettere Moderne. Quindi il pensiero dell'Anonimo (lo chiameremo così, d'ora in poi') ha risvegliato la mia coscienza civile, il mio orgoglio malmesso, la mia sicurezza stentata e mi ha investito del ruolo di paladino degli studi umanistici (Sto scherzando, ovviamente), almeno per confutare, in parte, le idiozie da lui affermate. Partiamo dal punto 1.

1. Palla colossale. Prima di tutto, mi si deve chiarire cosa si intende per studio umanistico e studio scientifico. Mi si indichino i parametri di giudizio, una scala con dei valori: è certo un presupposto della scienza fornire dei parametri quando si vuole mettere qualcosa in graduatoria. In un corso di laurea in Lettere Moderne, come il mio, c'è una componente molto forte di scienza. La linguistica, carini, è una scienza a tutti gli effetti (e Dio solo sa quanti esami di Linguistica dovrò dare). La filologia (che sia romanza, umanistica e classica) usa metodi e termini scientifici: non è che l'edizione critica di un testo si faccia secondo il piacere personale, minchioni. Una traduzione (specialmente da lingue classiche) si avvale di un rigoroso metodo scientifico: non puoi tradurre un testo dal latino se prima non conosci le LEGGI interne della lingua. Di entrambe le lingue, dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo. Poniamo il caso che con umanistico si intenda allora le discipline (uso discipline appunto, non scienze) che riguardano il pensiero dell'uomo, il suo evolversi, le più rarefatte speculazioni dell'animo umano. In quale mondo Filosofia del Linguaggio è più facile di istologia? E ancora, si possono forse paragonare le due cose? No, semplicemente perchè riguardano due ambiti della conoscenza completamente diversi. Puoi dire "Filosofia del Linguaggio è più facile di Filosofia del Diritto", puoi anche dire "Istologia è più facile di epidemiologia" (sto dicendo cose a caso, sappiatelo), ma paragonare due cose così diverse è come pretendere di far risultare un rinoceronte un amabile animale domestico. Siamo a quei livelli di surrealismo. E ancora, il fatto che siano speculazioni filosofiche (badate, di questo campo non so molto) non vuol dire che abbiano MENO dignità delle altre materie di studio.
Conclusione: il metodo scientifico si usa in quasi la totalità degli studi universitari. La facilità o difficoltà di un corso è estremamente soggettiva, uno che è un portento in anatomia può trovarsi in panne di fronte alle Bucoliche di Virgilio. E' inutile paragonare cose diverse senza una scala di riferimento.

2. Parzialmente vero. Chi sceglie un corso di laurea come il mio o un corso filosofico o qualsiasi altro corso che non prepara per una e unica professione settoriale, sa che farà più fatica degli altri a trovare un impiego. Questo lo sa già quando si iscrive, non dovete ricordarlo ogni volta. E' anche vero che con altri corsi scientifici si ha comunque la stessa difficoltà a trovare lavoro, soprattutto in Italia. Questo è il destino comune di ogni universitario: che si faccia fisica, scienze dei beni culturali o architettura, il mondo del lavoro non è certo lì ad accoglierci a braccia aperte. La mia personale idea è che, qualunque laurea si abbia, si trovi lavoro se si verificano più condizioni, dei quali la più importante è un culo pazzesco. Segue poi intraprendenza, ambizione e voglia di sacrificio. Ma è così da sempre, sono le immutabili leggi del capitalismo. Ammetto che con una laurea in lettere si abbia un campo molto più vasto e quindi dove è molto più difficile trovare lavoro, ma non vuol dire niente. Vorrà dire che quando l'avrò trovato sarò stato più intraprendente, ambizioso e capace di chi ha fatto chimica farmaceutica e può fare solo il chimico farmaceutico, per dire. Quanto all'utilità, allora se vi basate sul criterio dell'utilità bruciate tutti i romanzi che avete in casa, non andate più al cinema, non recatevi più in un museo o in una galleria d'arte: le cose più belle sono in effetti le cose più inutili. E io, francamente, sono bellissimo; non posso essere anche utile.

3. Sì, certo. Provate ad indirizzarmi ad un corso come Ingegneria e rimango bloccato un anno al primo esame. Forse è meglio avere un laureato che eccelle nel suo campo, quindi un letterato colto, piuttosto che un ingegnere infelice, frustrato e anche incapace. Come detto sopra, la facilità è soggettiva. Non è vero che noi prepariamo meno libri di chi fa una facoltà scientifica, non è vero che da noi viene richiesto meno impegno (un esempio pratico: nel mio esame di latino, chi prende sotto il 24 è invitato al prossimo appello), non è altrettanto vero che il ragionamento che sta dietro la dimostrazione di un teorema sia più nobile o più concettualmente difficile di un'analisi critica di un testo medievale.

La morale della favola è: SHUT UP AND MIND YOUR BUSINESS! 

Sono pronto ad approfondire la discussione in qualsiasi momento, anche a spiegare vuoti di passaggi argomentativi o simili. Tanto se non vinco con la dialettica vi asfalto col trattore.

P,S; non snobbo i CdL scientifici, anzi; ammiro chi ha un'impostazione mentale tale da poterli frequentare senza troppe difficoltà e sono affascinato da numerosi aspetti che riguardano medicina e scienze naturali. Quindi, please, non mi si rifili la questione del classicista snob che io snob lo sono per ben altre questioni e me la tiro sempre.

martedì 7 maggio 2013

Andiamo al MET e facciamo finta che sia carnevale.


Ieri si è concluso l'evento fashion più atteso dell'anno: il MET gala.
Per i comuni mortali, mi spiego meglio. Ogni anno il Metropolitan Museum di New York City propone una mostra temporanea sul tema moda, ma delle mostre figherrime, ma delle mostre che proprio sono curate in ogni dettaglio, ma talmente belle che vorresti passarci la vita dentro quel museo. Prima dell'apertura al grande pubblico, il MET organizza questo party super esclusivo al quale noi non possiamo nemmeno sperare di andarci anche se vendessimo i due reni e un quarto di fegato. E' diventato principalmente l'evento fashion più esclusivo semplicemente perchè alle sfilate sono tutti (giustamente!) concentrati sulle nuove collezioni, mentre gli Oscar sono sostanzialmente una rassegna cinematografica, per quanto sbrilluccicosa ed esclusiva. Al MET invece ci si preoccupa di una mostra che ha proprio come oggetto un aspetto della moda, e le star quindi si sentono legittimate a rendere omaggio (in un loro strano e particolarissimo modo) alla persona o fatto che viene celebrato.


Quest'anno il tema era il PUNK. Ora, il punk è un terreno molto difficile in cui addentrarsi, dove la probabilità di fare uno scivolone è alta tanto quanto quella di essere sbranati da un orso se ci si avventura coperti di salmone e carcasse animali per le foreste della Finlandia. Soprattutto per chi di punk non ha nessuna fibra del suo corpo (come il sottoscritto, per esempio), perchè il punk prima di essere una moda è un modo di essere. Infatti nella scorsa serata si sono viste cose che speriamo di dimenticare in fretta, ma procediamo con ordine.

Miley Cyrus
Miley Cyrus in Marc Jacobs
Mylie fosse per me tu saresti rinchiusa ad Azkaban da tempo immemore. Sono davvero stufo di vedere la tua incompetenza palesarsi ogni volta che ti fai viva. Torna quando sarai cresciuta, torna a dei capelli, non dico normali, MA GUARDABILI. Sul vestito di Marc Jacobs decido di non sprecare molte parole, a parte il fatto che qua si addice davvero l'espressione "la retina per LA cozza".

Kylie Minogue
Kylie Minogue in Moschino
E poi c'è chi, con coscienza, dice a se stessa "io punk proprio non mi ci sento" e opta per una scelta che la esalta. Si insomma, la Minogue come al solito è una figa pazzesca e c'è solo da imparare, SOLO DA IMPARARE, mi senti, Miley? Ecco. Poi l'abito è Moschino. Ho detto tutto.

Madonna
Madonna in Givenchy Haute Couture by Riccardo Tisci
Questa signora c'era prima che tutte le ragazzine scoprissero com'è figa la trasgressione e il mondo punk. Ogni volta ricorda di essere stata la prima e di essere capace ancora di provocare reazioni, magari anche cadendo nel cattivo gusto. Io non posso che stimarla, oltre al fatto che le decollétes rosa hanno qualcosa di surreale. Come del resto la nuova pettinatura.

Gisele Bundchen
Gisele Bundchen in Anthony Vaccarello
Se ti chiami Gisele e di cognome fai Bundchen puoi anche andare al MET vestita con un prendisole e sei figa lo stesso.

Donatella Versace
Donatella Versace in Versace
Se mettete un pallino bianco in corrispondenza del viso in modo da coprirlo interamente, scoprirete con vostro immenso stupore che il vestito è un capolavoro. Ho sempre pensato che gli stilisti, anche se di dubbio talento, abbiano una marcia in più rispetto ai comuni mortali.

Sarah Jessica Parker
Sarah Jessica Parker in Giles
Lei può tutto. Lei può anche mettersi un pavone nero in testa, rendendosi ridicola. Lei sì è costruita la sua immagine fatta di accessori e abiti ironici, quindi può.

Katy Perry
Katy Perry
Quest'individuo merita la carcerazione riabilitativa per aver rovinato un capo di una delle collezioni più belle di Dolce&Gabbana.

Beyonce
Beyoncé in Givenchy Haute Couture by Riccardo Tisci
Queen B, abbiamo capito che la sobrietà non è il tuo forte. Ora evita di ricordarcelo tutte le volte.

Sophia Coppola e Marc Jacobs
Sofia Coppola in Marc Jacobs
Probabilmente alloggiavano a pochi passi dal MET e hanno deciso di andarci in pigiama.

Franca Sozzani

L'eleganza di questa donna. Sì lo so che è il suo lavoro, ma lo fa dannatamente bene.

Liya Kebede
Liya Kebede in Alberta Ferretti
A mio avviso la meglio vestita di tutte. Non solo perchè lei è bellissima, ha un fisico fantastico ed è una modella quindi perfettamente conscia di cosa le sta bene e cosa no, ma anche perchè ha intepretato il tema con originalità e senza cadere nell'eccesso (vedi Sarah J o Madonna, per quanto adori entrambe). L'abito a righe di Alberta Ferretti le dona molto,forse un po' troppo voluminoso nella porzione nera dell'abito, ma resta comunque una scelta davvero azzeccata.

lunedì 6 maggio 2013

Integrazione.

La temporanea sospensione del blog è finalmente terminata. Le mie lamentele sulla mia scarsa ispirazione hanno avuto fine, i miei blocchi dello scrittore hanno deciso di farsi da parte. Ero lì per i fattacci miei che mi lamentavo per lo scazzo generale che mi circondava tenendomi lontano da queste pagine, quando improvvisamente persone di genere subumano hanno deciso di far aumentare il mio sopracitato scazzo ai livelli del vuoto dell'interno cerebrale di Renzo Bossi.
Ormai tutti sapete che la nostra Repubblica ha un innovativo ministero, chiamato Ministero per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione, presieduto dalla dottoressa italiana di origine congolese Cecyle Kyenge. Se siete degli acuti osservatori, avrete notato che è nera. OMMIODDIO SI' E' NERA! BORGHEZIO! E' PROPRIO NERA! Il vostro pensiero successivo, dopo questa visione, auspicabilmente dovrebbe essere stato "E quindi?". Così infatti è stato il mio.
Francamente non capivo perchè nel 2013 si mette sui giornali di avere un ministro nero, quasi con stupore. Certo, è la prima volta, grande passo per l'integrazione. Ma andando oltre, cosa c'è di speciale? Assolutamente nulla. Nulla perchè il ministro è una persona come tutte le altre e Dio mio non dovrei certo scriverlo su questo blog! Dovrebbe essere chiaro a tutti, lampante quanto l'ineluttabile prosperare dello stivale borchiato a meta 2013. Gente dai eh, che il 2011 vogliamo lasciarcelo alle spalle.
Purtroppo per noi, gente civile e onesta, che paga le tasse (io no, i miei genitori sì), che raccogliamo la cacca del cane per strada, che evitiamo con estrema accortezza di abbinare il nero con il marrone, esiste ancora gente che è lì lì ad un passo dal promuovere le teorie eugenetiche.
Mi riferisco a quell'ammasso paonazzo di nullità fetida che è Mario Borghezio. Quello lì, sì, ce lo avete presente no? Sì insomma quello che ha la faccia da carpa un po' pienotta. Ecco, lui ha affermato una cosa tipo:

"E poi gli africani sono africani - dice ancora Borghezio alla Zanzara - appartengono a un etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l'enciclopedia di Topolino. Diciamo che io ho un pregiudizio favorevole ai mitteleuropei. Kyenge fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una Asl che è stato tolto a qualche medico italiano". (Il Sole 24Ore)

Ora, dopo questa affermazione io se fossi stato Supremo Imperatore del Mondo, avrei fatto scattare l'esilio perenne dal globo terracqueo. Perchè non voglio pensare che nel 2013 ci siano ancora persone così ritardate. E' il termine giusto, perchè se non lo sono mentalmente, lo sono culturalmente e civilmente. Quando la signora Kyenge dice che è la società a reclamare lo Ius Soli (il diritto di cittadinanza per chi nasce in territorio italiano), ha perfettamente ragione, oltre che un grande senso della realtà.
La mia generazione ha avuto fin dalle elementari degli extracomunitari in classe: di certo non si può pensare che i futuri scolari non si troveranno nella stessa situazione. Lasciando stare mie convinzioni personali, che comunque ritengo legittime e eticamente giuste su scala globale (come del resto tutti i giudizi che io esprimo, giacchè ho il famoso e spiccato delirio di onnipotenza), cioè che l'incontro con culture altre non possa che arricchire il proprio bagaglio personale e allargare i propri orizzonti, è evidente che questa situazione vada regolamentata. Gli "stranieri" sono ovunque intorno a noi, lavorano con noi e si stanno integrando sempre di più. Guardano telegiornali italiani, leggono giornali italiani, studiano nelle scuole e nelle università italiane. Insomma, volete accorgervene che l'integrazione non può essere sempre e solo su piccola scala ma ha bisogno di un disegno più grande e di un impianto statale?
E' debilitante scrivere queste cose nel 2013, lo ridico, ma certe affermazioni mi provocano lesioni allo stomaco meglio conosciute come ULCERE. 
Non sto facendo il buonista, posso io essere buonista quando dico che i neonati piangenti devono essere rinchiusi in un bunker sotterraneo? Io che quando vedo i leggings di colore fluo ho voglia di armarmi di fiocina e minacciare chi li indossa? No. Non sono buonista, mi pare ovvio. Ho solo una coscienza civile più alta di quella di Mario Borghezio e dei suoi seguaci (Matteo Salvini, mi senti? Parlo di te...) forse anche un Q.I più alto, ma ciò che è indubbio è che mi vesto meglio di tutti loro.

lunedì 25 marzo 2013

Cose che non ho capito di Harry Potter.

Harry Potter è stata la prima (e ultima) saga che io abbia letto nella mia intensa vita. Harry Potter è stato il romanzo più vicino al genere fantasy che io abbia letto. Harry Potter mi ha fornito dei buoni motivi per odiare  persone arriviste e senza fibra morale come i Serpeverde e altrettanti motivi per evitare persone che portano sfiga come il protagonista e Jessica Fletcher. Harry Potter mi ha anche fornito degli stimoli per migliorarmi, grazie a Hermione Granger.
Sono sempre stato convinto che il fattore C(ulo) di Harry Potter fosse sostanzialmente il fatto che avesse al suo fianco una donna con le ovaie d'acciaio come Hermione. Non ci fosse stata lei, Ron sarebbe ancora cianotico e penzolante dai rami del Tranello del Diavolo. Non ci fosse stata lei, Harry avrebbe solo schiumato bava dalla bocca bevendo la pozione sbagliata della sciarada, laggiù nei sotterranei.
E poco importa se ha modi irritanti o spocchiosi, la Granger. Già si è presa cura di due casi umani che nemmeno la Caritas, pretendiamo anche che sia accondiscendente e disponibile? Io non credo proprio.
Ma oltre alla mia arringa in favore di Hermione Granger, devo dire alcune cose riguardo Harry e il mondo di Hogwarts, che una piccola mente come la mia fatica a concepire.

Perchè nei 7 libri che compongono la serie, c'è spazio SOLO per una lieve cotta per una frigida asiatica e poi più nulla fino all'ultimo libro in cui improvvisamente compaiono delle coppie già formate e felici? E i vari corteggiamenti? Perchè quello nella Camera dei Segreti NON ERA UN CORTEGGIAMENTO: Jinny era incosciente ed Harry pure alle prese con un mostro orrendo di circa 20metri, Ma poi, mi volete far credere che, in tutta la scuola, nessun ragazzo abbia cercato di intrufolarsi nel dormitorio femminile, o viceversa? E nessuno ha usato poi la Stanza delle Necessità per incontri clandestini? Io non dico di fare un romanzo di 50 sfumature, o un Harmony, semplicemente io mi chiedo come diavolo sia possibile che in un castello enorme pieno di adolescenti in preda alle tempeste ormonali più feroci non ci sia stato nemmeno un pizzico di malizia, nemmeno da quei furfantelli (come sono nonno) di Fred e George. Forse Silente, insieme al Cappello Parlante, ha consegnato una cintura di castità agli studenti? O forse il fatto di avere una bacchetta lignea in mano ti fa diventare completamente asessuato? Questo mistero non avrà soluzione.
Sempre su quest'argomento. Se non ricordo male, i professori sono tutti celibi/nubili/vedovi. Capisco che Piton faticasse a riprendersi dall'amore giovanile per Lily, ma i tempi passano! Eh, diamine.

Ma parliamo un po' anche del Signore Oscuro, quello senza naso, quello un po' emaciato, pallidino.. Quello che mi chiedo è questo: dopo aver ripreso corpo, dopo aver ricostruito egregiamente una mano argentea a Codaliscia, NON POTEVA ANCHE AIUTARSI CON UNA RINOPLASTICA? Io non credo dovesse fare tanti sforzi. A meno che non volesse assomigliare di più a Nagini, ok, ma tanto vale che ti trasfiguri in un serpente e bon, lanci anatemi dalla coda. Per il colorito, neanche a dirlo, forse il make up nel mondo dei Maghi non è arrivato.

E vogliamo spendere anche due parole sui sistemi di comunicazione usati dai maghi? Vero, lettere e gufi hanno il loro fascino, si sa che sono un po' conservatori e che loro vadano oltre il vintage: direttamente all'antiquario. Ma Quando il Ministero intercettava gufi, non era più semplice usare dei cellulari? Anche di quelli usa e getta, anche dei nokia 3310, che poi facevate pure un affare: lo lanci in testa ad un Mangiamorte e questo riprende i sensi dopo che è già appeso per gli alluci ad Azkaban. Forse il problema sarebbe stato intestare la SIM a vostro nome, voi privi di identità? Be', Harry Potter ed Hermione vivevano in un mondo di Babbani, per una volta che lo sfigurato in fronte avrebbe potuto rendersi utile... Non l'ha fatto. Va be' ha sconfitto il Signore Oscuro, voi dite. Ma mettetemi la Granger e la McGranitt in squadra insieme e quelle due avrebbero risolto il problema alla radice molto prima che ci pensasse lui. Ma capisco che queste sono esigenze di trama, e allora seguendo quest'ultimo suggerimento verrebbe fuori direttamente un'altro libro.

Comunque vorrei ringraziare J.K Rowling, per avermi regalato una prima giovinezza molto magica, per avermi fatto disprezzare ancor di più il mondo reale, per avermi fatto perdere tempo a cercar Nargilli mentre in realtà dovevo studiare. NO MA GRAZIE ROWLING. Lo so che mi leggi sempre, ti pregherei di dare risposte a queste domande. Poi, quando avremo più confidenza, ti chiederò come nascono i Dissennatori e se avevi previsto la futura rivalsa dei Vampiri, che guarda caso uno di loro è Diggory, ma adesso scintilla al sole. Che tenerezza.


mercoledì 20 marzo 2013

L'elogio della timidezza.

Nel nostro tempo, nei secoli del Nostro Signore Domineddio Ventesimo e Ventunesimo,si concepisce l'estroversione come un valore, una cosa positiva, una chiave per le porte del mondo.
In effetti non si crede che la Minetti, se fosse stata "introversa", sarebbe arrivata sugli scranni del Consiglio della Regione Lombardia, allora è vero che l'estroversione apre le porte del mondo; lei poi ha aperto anche qualcos'altro (battuta facile).
Gli estroversi, i solari, quelli che rendono partecipi il mondo dei loro pensieri, in effetti non faticano a trovare negli ambienti più disparati persone con cui poter intraprendere discussioni trascendentali sui massimi sistemi o, più semplicemente, fare conversazioni che hanno la stessa utilità e spessore culturale di Scilipoti. Ma in effetti le persone estroverse son belle da vedere, sono generalmente inclusive, riescono a catalizzare l'attenzione su di loro togliendola ad altri che proprio l'attenzione non la vogliono, pena la sensazione di trovarsi con un occhio di bue luminoso puntato su di sè e il resto è una sala buia di contorni indistinti.
Come si fa a non amare quindi le persone estroverse, le persone solari? Esse non rischiano in effetti di sentirsi spaesate in ambienti nuovi, oppure semplicemente non lo danno a vedere.
Ma in effetti nessuno qui vuole fare una requisitoria sugli estroversi, nonostante di fastidiosi estroversi ne esistano e pure molti. Talmente fastidiosi che pur di non sentirli metteresti la loro testa in una bacinella piena d'acqua e bicarbonato (ma questo solo perchè disinfetta).
Questo vuole essere un post di rivalsa per la gente timida, un po' impacciata nei primi apporcci amichevoli, che sembra snob, che sembra stronza, che sembra che voglia mangiarti le cervella e aprirti la cassa toracica a morsi ma che in realtà è molto divertente. Quelli come me insomma. Come al solito procederemo per punti, come i migliori saggi filosofici di cui non si capisce il filo logico.

Primo: i timidi non sono persone sole.
I timidi hanno amici, amori, famiglie, cani, gatti, canarini e basilischi come tutti. Magari ci impiegano un eone per scegliere di chi circondarsi, ma è per una semplice questione di selezione. I timidi pensano che non abbia senso circondarsi di persone con cui si ha poco a che fare, meglio una cerchia ristretta dove poter aprirsi completamente.

Secondo: i timidi non sono snob.
Ok, prima ho parlato di selezione. Ma non è una selezione consapevole, fatta secondo criteri specifici (per quanto io preferisca parlare ad uno scorpione del Caucaso piuttosto che con un leghista). E' più una selezione temporale: è il tempo che si impiega a conoscere una persona il fattore che porterà il timido a legarsi a questa. Se un timido non saluta per primo o non rivolge la parola per primo o ancora evita lo sguardo, non è perchè l'altro ha l'alitosi o è vestito di arancio (ma quanto odiamo l'arancio noi), è giusto perchè preferisce stare in silenzio piuttosto che aprire bocca e dire cose come "Ruby è la nipote di Mubarak". 

Terzo: i timidi sono riflessivi.
Il timido è più portato all'ascolto, all'osservazione e all'introspezione. Questo, nonostante possa farlo apparire come un bambino sociopatico, lo porta a sviluppare un alto grado di conoscenza di sè e del mondo. Ascolta attentamente le parole degli altri, osserva i gesti, riflette sulle conversazioni; mi rendo conto che a volte per un estroverso parlare con un timido può sembrare di fare una seduta psicoanalitica, in quanto quest'ultimo si limiterà ad annuire e dire frasi ad effetto sapientemente formulate prima nella sua mente, però cazzo, volete mettere che bello avere a che fare con persone di tal sorta?

Quarto: il timido è empatico.
Il timido capisce le emozioni degli altri, specie se anche questi sono altri timidi. L'empatia è quella cosa che ti fa dire "no, non prendo l'ascensore perchè magari c'è un disabile che ne ha bisogno e deve aspettare che finisca io il mio giro" oppure "dai forse è il caso di aiutare la matricola spaesata che non trova l'aula, dato che in effetti anche io ero come lei prima".  In questo senso l'empatia si rivela molto utile alla società.

Quinto: il timido non è noioso.
Non spenderei troppe parole su questo, dato che la prova è il mio intero blog. Se lo trovate noioso allora potete continuare a leggere le 50 sfumature di stocazzo per quanto mi riguarda.

Sesto: il timido non soffre di delirio di onnipotenza tale da isolarsi dal mondo.
No, scusate, ho detto una palla. A volte il timido preferisce stare un po' in disparte perchè vede la gente di merda che c'è in un aula universitaria, allora si eleva (magari sbagliando, ma chi può dirlo) a dio in terra capace di decidere del destino degli altri.
Ho riletto. Credo che questo punto sia da riferire a me solo, perdonatemi.

Lo scopo di questo post è il nulla eterno, lo credo anche io. Ma il punto è che le persone timide, per quanto bellissime, non sono sfigate, non sono pazze, non sono sociopatiche, non sono asociali. Sono solo persone capaci di riflessioni talmente allucinanti che preferiscono tenerle buone nella loro testa piuttosto che condividerle con emeriti sconosciuti.

domenica 10 marzo 2013

E' solo il nome che fa la differenza.

Oggi ritorno qui. E ritorno poi in una rubrica molto sentita e cercata che è quella che su questi lidi noi amiamo chiamare: la mia cucina.
Ma prima di inziare, lasciatemi dire una cosa, anzi due, ma facciamo pure tre. Procediamo sempre per punti perchè io amo fare così e questo è il mio palcoscenico dove posso fare quello che voglio.

1. Torno sul blog e mi accorgo di quel banner orribile che adesso mostra pure il delirio che saltuariamente intraprendo su Twitter. Che bello. Che gioia. Tanto non mi ero sputtanato abbastanza.

2. Le settimane della moda sono ufficialmente finite e noi possiamo finalmente rilassarci e smettere di piangere dalla giuoia perchè Raf Simons coi suoi disegni ci fa sempre questo effetto.

3. Oggi mi sono svegliato definitivamente alle 16.35 e quindi sono talmente riconglionito che gli errori di battitura si palesano ogni due parole. Siate clementi, io farò del mio meglio.

Ma avventuriamoci nella questione del giorno: la mia cucina.
Ieri era un altro sabato piovoso che ci obbligava a stare murati in casa perchè i nostri capelli tendenti al riccio proprio non dovevano essere mostrati alle umane genti, o rischiavamo la reclusione per atti osceni in luogo pubblico. Come impiegare al meglio queste sfortunate contingenze? Cucinando.
Ora, mio padre, che fa poche volte la spesa ma quando la fa è convinto di avere un esercito norreno in casa da sfamare, aveva comprato un mese fa delle zucche in numero di 6. Di quelle oblunghe, che sembrano i palloncini dei clown. Ora, capite bene che far fuori 6 zucche in una famiglia composta da tre persone più una (mia sorella cara) che girovaga saltuariamanete tra queste mura non è cosa semplice. Per quanto possa essere buona, se te la ritrovi nel piatto per 6 giorni di fila dopo un po' anche basta. In ogni caso, eravamo riusciti a farne fuori 4: soltanto due minacciavano ancora la nostra pace dei sensi. Così, ieri ho deciso che avrei fatto dei muffin dolci alla zucca con gocce di cioccolato, giusto per reinterpretare questo ortaggio in un modo diverso. Così, armato di buona volontà e ingegno, sono andato sulla pagina di GialloZaffy (tra l'altro loro, screanzati, non ci mettono le gocce di cioccolato) e ho letto la ricetta, che per altro avevo già letto tempo fa, ma mi era sfuggito questo particolare: la zucca doveva essere precotta nel forno per un'ora. Ora io dico, cara Sonia, secondo te io ho lo sbatty di aspettare un'ora per fare 'sti cavolo di muffin? MA IO NON CREDO PROPRIO.Stavo per abbandonare le speranze e gettarmi nella disperazione, oltretutto perchè avevo reclutato dei volontari per pulire la zucca perchè io non ne sono proprio capace. Pensate la rabbia di quei volontari se non l'avessi usata! Ad un tratto pensai che la Peronaci mentiva, che il forno non era necessario, che era solo una scusa per scoraggiarmi, affinchè io non la superassi col mio estro in cucina. Ho optato per questo stratagemma che si rivela sempre utile più o meno dalla Rivoluzione Industriale: il vapore. Ebbene sì, 10 minuti di cottura al vapore equivalgono a un'ora di forno a 200°. Per non parlare del fatto che si risparmia elettricità. Così mi sono infilato in un armadio scomodissimo della cucina per tirare fuori l'oggetto tecnologico che ha il nome di vaporiera e ho proceduto. Risultato sensazionale.

Successivamente, ho proceduto secondo ricetta. Mescolando, impazzendo, aggiungendo ingredienti con la delicatezza di un camionista incazzato perchè è in riserva, ho ottenuto il composto desiderato.


Quello che vedete sulla destra non è vomito di bambino posseduto dal dimonio ma zucca frullata.

Non vi preoccupate se prima di aggiungere la farina il composto assume una consistenza inquietante. E' tutto normale. Credetemi, so che è difficile farlo ma CREDETEMI. Ah, non usate, come ho fatto io, il miele di eucalipto perchè se no per tirarlo giù dal vasetto ci vorrà la forza del dio Thor e il tempo della formazione delle rocce metamorfiche. Meglio il millefiori, che ha un nome inquietante ma per lo meno scivola meglio.


Questo il risultato, prima che siano aggiunte le gocce.

Purtroppo però ho commesso un passo falso, un errore madornale, uno sbaglio di valutazione imperdonabile. La ricetta di GialloZaffy, che è solo un complotto per farvi sentire inadeguati, ve lo ricordo, dice di aggiungere al composto un cucchiaino di bicarbonato. Ma in casa mia il bicarbonato è una polvere segreta che scompare quando ti serve e te la ritrovi sotto il naso quando proprio non sai che fartene. Ho quindi sostituito il cucchiaino di bicarbonato con un cucchiaino di lievito per dolci. Ed è stata una puttanata, perchè con un cucchiaino e basta NON LIEVITERANNO MAI. Vi do quindi due suggerimenti che possono salvarvi il culo la prossima volta che farete dei muffin:

1. Se dovete andare a far la spesa prima, comprate la farina autolievitante, così non dovrete avere lo sbatti di comprare pure il lievito, e noi tutti siamo per un mondo meno sbatti. Poi vi vengono belli soffici e gonfi.

2. Se non avete il bicarbonato, sprovveduti che non siete altro come me, non limitatevi a far l'equivalenza un cucchiaino di bicarbonato=un cucchiaino di lievito, perchè i muffin li vedrete solo nella fotografia. Quelli che avrete voi saranno buoni comunque, ma totalmente differenti, e questo vi getterà nello sconforto assoluto che neanche la Benny Parodi che sbaglia a impastare potrà risollevarvi. Meglio mettere tutta la bustina di lievito, per non sbagliare ecco.

Comunque, ho proceduto a mettere l'impasto a cucchiaiate nei pirottini, facendo un bordello che non avete proprio idea. E' solo fortuna che non ci sia una macchia d'impasto sul soffitto. In ogni caso, se volete divertirvi, come ho fatto io, al lancio dell'impasto tramite cucchiaio nei pirottini sperando di fare canestro (tra poco sarà uno sport olimpico con numerosi adepti), fatelo fuori casa se poi dovete pulire voi.



Ecco, questo è stato il risultato. Come vedete alcuni presentano le gocce in superficie, altri, per motivi arcani e a me sconosciuti, li presentano in profondità. Tutto ciò è stato molto debilitante.

Ma il punto è che, se non vi sono usciti i muffin, potete fregare tutti chiamando questi dolcetti "Tortine alla zucca con gocce di cioccolato dove capita". Perchè alla fine è il nome che fa la differenza, e se li chiamate così nessuno potrà rinfacciarvi nulla.Dove arriva il mio ingegno io proprio NON LO SO. Sono così furbo a volte che non riesco a credere davvero che io sia la stessa persona che non sa bere dai bicchieri di plastica senza sbrodolarsi come Ciccio Bello Sbrodolino Sul Pancino.

Ora purtroppo io, dopo questo post, sono sputtanabile da chi in cucina è più bravo di me. Ma tanto lo ero anche prima da altre categorie di persone, quindi non me ne preoccupo. E poi io ritengo Benedetta Parodi una grande cuoca, cosa vi aspettavate?





lunedì 25 febbraio 2013

Cazzo mi metto...per gli Oscar 2013?

Rendetevi conto che nonostante io sia in trasferta (grazie connessione wifi dell'Unimi), non posso esimermi dal commentare i vestiti degli Oscar 2013, che hanno visto trionfare la Anna come miglior attrice non protagonista e invece nessuno (o per lo meno io) si è cagato chi ha vinto l'Oscar per la migliore attrice protagonista. Jenny Lawrenc, domani sei già nel dimenticatoio per quanto mi riguarda. Ma iniziamo pure: dividerò la scaletta tra i SI', i NI', e i VAI A CASA A CAMBIARTI.

Per quanto riguarda i SI'.
Charlize Teron in Dior.
Grazie al cazzo, sei figa; anche vestita da Ancella della Carità rimani figa. Poi è Dior, poi anche il taglio minimal ti sta alla grande. Brava, bona, sana.


Samantha Barks in Valentino
A chi non piacciono i long dress neri nerissimi, con profonda scollatura anteriore. Samantha ce lo sbatte in faccia il fatto di essere figa, ma con modestia. E' quella che noi amiamo chiamare una Figa Umile. Grazie Samantha, grazie.Continua a cantare, please.Comunque l'abito è Valentino; no ma lo dico per voi che non lo sapete ecco. Però potevi anche pettinarti un po' meglio...Ma no dai, fa tanto Figa Umile anche la pettinatura così un po' alla "mi sono appena svegliata e vi ho fatto un favore per esserci e mi sono sistemata i capelli mentre avevo ancora gli occhi rossi dal sonno. Tanto lo so che rimango figa"



Jennifer Aniston in Valentino.
Io non sapevo che cazzo di fine avesse fatto, ma non credo che mi sia perso molto...no? Tanto lei non fa film proprio "impegnati", io credo. Perchè era lì? Ne sentivamo la mancanza? Non so giudicare la sua presenza, ho bisogno di aiuto. Però almeno, anche se rimane brutta, ha azzeccato l'abito. Valentino + rosso+lungo...ti piace vincere facile, eh Jenny?


Ma passiamo ora ai...NI
Anne Hathaway in Prada.
Non è che non mi piaccia l'abito, cioè è un Prada, ovvio che mi piace..Pure la collana è bellina, molto tenera. Ma perchè rosa? Mi spieghi perchè? Cioè già sei pallida come Gollum dopo un bagno nella cipria, poi pensi pure al rosino? E CHE CAZZO DI SFUMATURA E', POI? Non è cipria, non è ciclamino...boh.


Salma Hayek in Alexander McQueen.
Non è tanto il vestito, che rimane bello bello...ma cacchio Salma, ma perchè tu? un abito a collo alto su di te che sei alta quanto uno sgabello da bar. E la pettinatura da nonna Papera, ne vogliamo parlare? Io direi di no.


Adele in non so cosa.
Vada per l'abito lungo e nero, ma con le paillettes sembri una cantante d'opera andata in pensione. E invece non hai nemmeno 30 annii, io credo. Rifletti.


Passiamo ai NO.
Renee Zellweger in Carolina Herrera.
E' talmente tutto brutto che mi passa la voglia di commentarla. Anni e anni per liberarci dal lucido (specialmente se oro) rovinati così...Renee, vai via.


Catherine Zeta Jones
Stesso discorso per la tua amica qui sopra, con l'aggravante del fatto che i decori dorati sui colori chiari fa veramente CAGARE.


Bon, io ho finito. Ora me ne torno a lezione. Le immagini sono state tutte prese da Red Carpet Fashion Awards. Cià.


domenica 24 febbraio 2013

La mia prima volta: elezioni politiche 2013

Si deve andare a votare e tante sono le domande che assillano il capo di noi giovani italiani: chi è meglio? chi è peggio? La matita è in omaggio o dobbiamo restituirla? E come si piegano le schede? Possiamo fare un ritratto improvvisato di Monti?
Oggi ho esercitato il mio diritto: mi sono recato al seggio, dove una sciatta presidente di seggio in tuta mi ha consegnato schede e matita. Ho impiegato meno di 2 minuti per scegliere a chi dare il mio voto, poi invece ho impiegato un'era geologica per piegare la scheda delle elezioni regionali.
Ma lasciate che io mi faccia portavoce delle intenzioni di voto della mia generazione, visto che come è noto sono molto modesto e non soffro di quella strana malattia dei megalomani di confondere se stessi con il mondo. Proprio no.
Sono un ragazzo di vent'anni, di buona famiglia, abbastanza acculturato e io credo anche abbastanza intelligente, nonostante manchi proprio di senso pratico. I miei genitori non mi hanno fatto mancare nulla fortunatamente, a parte quel completo di Hermès che mi piaceva tanto, ecco. Sono cresciuto vedendo i miei genitori e i loro coetanei discutere su Berlusconi e una certa imprecisata Sinistra, che ogni tanto cambiava leader. Sono cresciuto sentendo i nonni parlare delle brutture del fascismo e della vecchia DC, come se fossero avvenimenti epici tipo la Guerra di Troia o Marisa Laurito che fa la persona seria. Ho studiato anche un po' di storia contemporanea al liceo, in modo da dare un po' più di concretezza a questo spettro della DC che aleggiava. Una cosa morta, che però si ricordava anche abbastanza frequentemente.
Noi giovani di vent'anni ci muoviamo in un contesto in cui si ha voglia di rinnovamento: avvertiamo una stanchezza allucinante di cose che, in realtà, non abbiamo mai vissuto. Quindi pensate a quanto ci avete sfracassato i coglioni nonostante fossimo solo spettatori. Spettatori posteri, per altro. Poi stiamo pure crescendo nell'angoscia di non trovare un lavoro, seppur laureati, magari. Io che sono andato sempre in scuole pubbliche, ho dovuto fare anche i conti con continui rimestamenti e ripensamenti sulle politiche riguardo l'istruzione pubblica (cosa nella quale io, per altro, credo profondamente). E' logico pensare che sentiamo il peso di anni di sterili discussioni, di politiche ingiuste nei nostri confronti alle quali, per altro, noi non abbiamo potuto nemmeno partecipare. Possiamo farlo adesso, ma ci ritroviamo una scelta che non è poi tanto diversa da quella che abbiamo visto, piccoli e inermi, dagli schermi dei TG nazionali. Se poi uno legge i programmi dei partiti sulle politiche giovanili, allora le braccia cadono e iniziano a scavarci la fossa.
Sono molti quelli della mia età che sentono il richiamo del Grillismo o di Ingroia, come se quello fosse il primo passo per una rivoluzione vera (non sto mettendo sullo stesso piano i due, sia chiaro). Così come sono molti i giovani che si rifugiano nei partiti più estremi, tra Casa Pound e Forza Nuova, probabilmente pensando che con un'azione violenta si riesca a "rimandarli tutti a casa". Per non parlare, poi, di tutti i giovani che decideranno per l'astensione o la scheda bianca. Per non parlare della fuga all'estero. C'è un clima di disillusione amara e generale, e nessuno riesce a darci una motivazione concreta per continuare a credere in qualcuno. Possiamo credere in qualcosa, a vent'anni si credono a molte cose in effetti, ma in qualcuno tra gli eleggibili ci risulta difficile.
Voglio dire, è la prima volta che votiamo e già siamo esausti. Campagne elettorali vuote e trite; non solo esausti, ma anche esclusi dai giochi.
Io oggi sono andato a votare con molta rassegnazione, ma essere rassegnati già a vent'anni è triste e debilitante, e credo che questo debba portare un po' di domande là, a Montecitorio. Anche se non siamo convinti che lo facciano.

mercoledì 20 febbraio 2013

Cose viste a Londra.

Oversize coat. 

Topshop Unique

Vivienne Westwood Red Label


Paul Smith


Moschino Cheap and chic


Christopher Kane


Burberry Prorsum


Ah, un'altra cosa...la vogliamo piantare con questo maculato? Sono 3 inverni che lo riproponete, e che diamine. A me piace, molto anche..però su, un po' di variety!







E sono solo pochi esempi, tratti da Burberry, Moschino cheap and Chic e Tom Ford...dio mio basta davvero.

Ah, un'altra cosa (un post così confuso mai fatto mi sembra). Tutte le immagini di questo post e di quello precedente le ho prese da Style.it. Ecco.

martedì 19 febbraio 2013

Cose a New York City.

Voglio improvvisarmi trend forecaster, anche se ho la ragionevole certezza che sarà un fallimento su tutta la linea. E' la prima volta che provo una cosa del genere e vi assicuro che non è per niente facile: il trend forecaster è una figura di nicchia nel sistema moda. Sostanzialmente si tratta di una persona che prevede i tren delle prossime stagione, indirizzando così le scelte dei buyer. Esistono questi trend forecaster o sono solo fashion blogger di dubbia capacità? Chi può dirlo. Alcuni sono bravi (penso ad una blogger come Rock and Fiocc), altri invece sono credibili come Benedetta Parodi quando prova e modifica le ricette di Ramsey.
Bando alle ciance, io ci provo. Se dovesse andare male, mi giustificherò dicendo che ho tanto da imparare ancora e che piuttosto di una macchia indelebile nel mio curriculum emigro tra le farfalle della Rodesia.
Cosa abbiamo visto a NY? (collezione fall/winter 2013-2014)

Black&White geometrico. (sai che novità...)

Proenza Schouler


Diane von Furstenberg


Alexander Wang


Vera Wang


Ralph Lauren



Oscar de la Renta (+ Galliano) (mi rendo conto che qui non è molto geometrico..)



Marc by Marc Jacobs


A me poi New York non ha mai ispirato molto...be' ma nemmeno Londra in realtà. Il meglio si vede sempre a Milano e a Parigi; non è campanilismo europeo, è un dato di fatto. Poi è vero che da noi i giovani sono tenuti fuori dal sistema (e non pompatissimi come a Londra) e di questo io me ne dispiaccio molto. Quando sarò capo del mondo mi ricorderò delle frustrazioni giovanili, non temete.

venerdì 15 febbraio 2013

Il jeans perfetto, cioè come scegliere un jeans può diventare debilitante.

Il camerino è uno di quei mistici luoghi dove spesso si consumano drammi, tragedie e crisi di personalità. Lo specchio del camerino riflette sia la nostra figura, sia le nostre peggiori paure, i nostri giudizi più feroci, le nostre paturnie più recondite. Lo specchio del camerino è un Freud con la nostra faccia ed è crudele come quella compagna bulletta delle scuole medie, al quadrato però. Ve la ricordate, la bulletta delle scuole medie? Ora come minimo sarà ciccionissima e con i capelli crespi, poverella.
Ma lo specchio del camerino si trasforma in una feroce chimera quando dobbiamo scegliere dei jeans. 
Il jeans, ci dicono tutti, è il capo di vestiario più versatile, che si può mettere con tutto, che se lo scegliamo bianco rischiamo la lapidazione pubblica; peccato che NESSUNO ci abbia mai detto, che dico detto, nemmeno ACCENNATO che scegliere un jeans può diventare una delle esperienze più traumatiche della propria vita.
Quando io, guardando il mio armadio, provo uno strano senso di vuoto che per una volta NON E' voglia di tonno alla piastra, inizio a sudare freddo e assumo improvvisamente il colore del frullato alla banana. Le gambe si fanno molli, perchè già la mia coscienza ha capito che HO BISOGNO DI JEANS NUOVI. Questo mi getta poi nello sconforto più totale, perchè provare un nuovo paio di jeans palesa tutte le insicurezze accumulate in anni di vita. Dovete avere nervi ferrei e umore tranquillo, autostima a mille e ricordarvi di tutte le cose positive che la vostra persona è riuscita a compiere: a tal proposito, conviene quindi stalkerare la bulletta delle medie e vedere quanto è diventata bruttina. Dovete ricordarvi di quando siete dimagriti sotto le feste di natale senza aiuti demoniaci, riportare alla mente il successo effimero quando eravate riusciti ad asciugarvi i capelli col phon senza uscire di casa come Wanna Marchi nei suoi anni migliori o, peggio, come Marcella Bella o ricordarvi di quando avete scoperto con gioia che il nuovo maglione non faceva i pallini in lavatrice. 
Tutto perchè provare il jeans sbagliato (e malauguratamente sceglierlo e portarlo a casa perchè eravate sprovvisti di quella lucidità necessaria per questo momento così cruciale, sciagurati) può gettarvi nella più cupa disperazione. A nulla serviranno le rassicurazioni di persone fidate: voi sarete convinti che quei jeans vi facciano il culone e facciano sembrare i polpacci due zamponi da capodanno. Per non parlare delle cosce, che neanche il mais sottovuoto è così compresso. 
Personalmente, io compro solo due marche. Ne ho provate diverse, ma Levi's e Diesel sono quelle con cui mi trovo meglio. Non amo i jeans troppo skinny (e così dovreste fare anche voi) perchè la moda emo dei primi anni 2000 è giusto che abbia avuto la sua fine: odiavo vedere caviglie sottili che quelle di una Gazzella di Thomson e magari un fondoschiena che avrei faticato a distinguere da un pallone aerostatico. Cioè, si andava da un estremo all'altro, da ragazze e ragazzi con gli arti inferiori delle cavallette a altri individui che gli skinny jeans dovevano proprio DIMENTICARSELI. Per non parlare dei jeans a vita bassa, il peggior scempio che si sia mai visto nella storia del costume dopo le spalline degli anni '80 e quella strana tendenza delle paillettes di giorno che fa tanto 2010. Anche se, purtroppo, qualche reduce ci tenta ancora a farci vedere la sua mutanda fluo: questo perchè la gente è troppo buona e gambizzare a sale grosso mi han detto che è reato, uff.
Ecco, il jeans giusto, il jeans perfetto, deve giocare tutto sulle proporzioni: deve adattarsi perfettamente al corpo e modellarlo, ma con coerenza, perchè non è umanamente possibile avere culi giganti su gambe atrofiche, mi capite? E io credo che noi non si parli mai abbastanza della giusta taglia: se vedete che vi state strizzando che neanche Valeria Marini nei suoi tubini di raso, allora forse forse è il caso di cambiarli, no? E se  non riuscite a camminare senza che questi vi cadano alle caviglie se non sostenuti da mano o da cintura, allora anche qui è forse il caso di cambiarli. 
I miei preferiti sono i 504 straight della Levi's (la taglia non ve la dico neanche, non provateci), con i quali credo di essere un figo pazzesco, più di quello che sono già in realtà. Sono abbastanza aderenti senza stringere come budelli di maiale (oggi mi sono fissato con le metafore sul cibo, MAH), scendono dritti in modo da correggere quel LEGGERISSIMO difetto che io ho delle gambe ad archetto. 
Ecco, in sintesi voglio dirvi che il jeans perfetto vi cambia, se non la vita, almeno la giornata, e risolve inoltre qualsiasi dilemma di autfit. Il jeans sbagliato invece vi getterà in una spirale di autodistruzione che vi porterà a scegliere ALTRI jeans sbagliati, finchè probabilmente una commessa impietosita e capace vi salverà dalle acque nere e fredde del crudele denim. 

mercoledì 13 febbraio 2013

Random post, ovvero cose a caso che devo assolutamente dire.

Siccome è molto che non scrivo, ho accumulato troppe cose da dire. Potrei certo fare tanti post brevi e sintetici in cui parlare di uno e un solo argomento, ma francamente non è nel mio stile. Ho voglia di trascinarvi con me nel mio flusso di coscienza, così che vi renderete conto che non sono poi così patologico, ma ho anche io una logica intrinseca (sese).

1. Sanremo è iniziato ieri e i primi 10 minuti mi avevano già gettato nel baratro della disperazione: non esiste nessun San Remo nel calendario. Grazie Luciana. Non che io sia un cattolico praticante, ma ho sempre trovato buffo che ci fosse un San Remo e fosse protettore dei fiori. Non è che con le dimissioni del papa riescono a trovare anche il tempo per proclamare un santo protettore delle lattine vuote o dei girapolenta? Io ci tengo. Bertone a te mi affido. San Remo è una di quelle cose che tutti dicono di non guardare perchè lo trovano vecchio e noioso e poi "c'è sempre satira politica, cheppalle. Questi sinistroidi che l'IMU non ce la restituiscono ecco", ma non si sa come fa milioni di telespettatori. Milioni. Un po' come le sirenette segnatempo coi brillini che diventano rosa se sta per piovere: fanno schifo a tutti, ma intanto gli ambulanti di souvenir li finiscono subito E SCOMMETTO CHE ANCHE VOI A CASA NE AVETE UNA.

2. Sempre circa Remo, l'esibizione di Crozza a me non è dispiaciuta, ci sono stati punti anche molto divertenti, secondo il mio modesto parere. Modesto parere che se non condividete allora sciagura vi colga.
Quello che mi ha lasciato perplesso sono stati i disturbatori dell'Ariston (che poi, ad ogni Remo ce ne sono diversi, ogni volta per un motivo diverso). Insomma, non è che fosse proprio una sorpresona la presenza di Crozza, eh. Tu che hai comprato il biglietto per la prima, SAPENDO che ci sarebbe stato Crozza, che ti aspettavi? Che cucinasse il risotto al nero di seppia con la Parodi? E non mi tirare fuori la Par Condicio perchè NON ME NE FREGA UNA BEATA MAZZA della par condicio. Certo è che c'è un confine anche per la satira: quando questa diventa offensiva per la persona presa di mira, allora è giusto che si fermi. MA Crozza offensivo non lo è mai: la satira serve a provocare, se a te non sta bene questo perchè ti senti ferito nei tuoi sentimenti, allora corri da mamma che un posto sotto la sottana te lo trova sempre. Ed esci dall'Ariston, soprattutto. E fai concludere il lavoro ad un professionista.

+ .Ieri poi su Rai1 sembrava natale. Luciana ha preso tutti i decori dei tradizionali alberi di natale di piazza San Pietro e se li è messi addosso. Così come ha fatto quella cantante là di cui non mi ricordo nemmeno il nome (ho cercato, si chiama Simona Molinari...mah) talmente mi ha rotto e pure la Pennetta, la tennista che diomio copriti le braccia. Cioè lo so che sei una tennista, ma quelle braccia coprile, su. EH!

ç: ho concluso la prima sessione d'esami della mia vita, e sono molto fiero di me. Lasciatemi dire che lo studente universitario durante la sessione di esami è equilibrato quanto una leonessa con un aneurisma che vede i suoi cuccioli minacciati. Lo studente universitario ha una precisa scaletta umorale, che varia a seconda di quanto manca all'esame.
 2 mesi prima: è equilibrato, tranquillo. Ha preparato una scaletta molto precisa di cosa deve fare per passare l'esame, quanto studiare al giorno, che pagine fare, calcolato la prossima eclissi e misurato l'evaporazione del Pacifico nello spazio di un secolo: tutto ciò gli dà una bella sensazione di sicurezza. Può far tutto, non può fallire, ha pianificato ogni cosa. 
 1 mese prima: la scaletta ha delle falle in più punti, ma se ne prepara un'altra forse ce la può fare. Qualcosa purtroppo nel suo animo si è incrinato: la sfera di sicurezza che si era costruito tutto intorno non riesce a reggere i colpi del nascente panico. Lo studente universitario decide di non stare a sentire questo panico. Siamo alla fase della negazione ed è talmente convincente e faccia di culo con le persone che riuscirebbe a farvi credere dell'esistenza di elefanti rosa.
 2 settimane prima: Il ricovero ospedaliero è dietro l'angolo. Ci sono occhiaie che non si possono nascondere al mondo. Lo studente universitario ora si sente vittima di un complotto mondiale: è EVIDENTE che l'università non vuole che egli si laurei. Le carte iniziano a volare, gli schemi iniziano a presentare strani fenomeni di autocombustione e chi vuole bene allo studente universitario ha già nascosto strumenti appuntiti e oggetti contundenti nelle sue prossime vicinanze.
 1 settimana prima: noia,dolore; noia, dolore; disperazione. Che fare? Dove andare? Da chi fuggire? Forse da me stesso? E perchè il letto è l'unico che mi capisce qui? Letto io voglio starti vicino sempre, letto tu non mi giudichi. Letto tu non guardi i miei capelli con sufficienza. Grazie letto, stanotte sarò da te a studiare; sappilo.
Poi quando lo studente universitario avrà dato l'esame, sarà felice, spensierato e leggero. E si sentirà onnipotente, in diritto di smerdare l'universo mondo perchè LUI ha compiuto un'impresa titanica. Ovviamente dopo aver sbattuto contro un palo che non aveva visto perchè troppo impegnato a sorridere alla gente con aria di superiorità sarà costretto a tornare alla realtà e saprà da solo che, in effetti, non c'è niente per cui festeggiare. Scoprirà anche che ci sono imprese più titaniche della sua (Felix B. non sto parlando di te) e allora tornerà mestamente sui suoi libri.

^: Non so se avete visto qualche giorno fa i Grammy Awards. Be' insomma, quelli avevano mandato un comunicato dicendo alle pop star di vestirsi abbastanza sobrie e di non fare della passerella una collezione di Agent Provocateur. Qualcuno l'ha preso sul serio, molte altre no. Ma soprattutto, RIHANNA DOVE SEI STATA FINO AD ADESSO? Diciamocelo, a noi Rihanna sta proprio sul culo. Poi quando decise di tingersi i capelli di un colore INESISTENTE in natura, allora lì non c'abbiamo più visto. Ci chiedevamo a chi avesse rubato la vernice per le facciate delle case, ma nessuno ci diede risposta. Chissà perchè, chissà come, stavolta la Rihanna ha deciso di non strafare, di fare la figa umile.  No ma ragazzi, ma rendiamoci conto che ci voleva Rihanna per ricordarci che A) il vintage vince sempre e B)negli anni '90 non c'erano solo zeppe di plastica e Dr. Marteens con Di Caprio. Io credo che dovremmo farci tutti un esame di coscienza per questo. Tra l'altro io dico anche che...I BOCCOLI, RIHANNA! E di un colore BELLISSIMO! Cioè boh, ci sono rimasto male, ma anche bene. Cioè non lo so, sono felice che tu non sia più in quella cosa di Gauthier oscena che sembrava una tovaglia da matrimonio tagliata in più punti. Ti ringrazio. Le tue colleghe avrebbero dovuto nascondersi, specialmente Adele che le matrioske fanno solo paura. Niente da dire su Adele, ma per una volta che non sceglie un abito scuro, decide che la tappezzeria della prozia va bene. Io ti dico solo: che brutto.






lunedì 28 gennaio 2013

L'evidente bisogno di dare aria alla bocca senza motivo.

So che non pubblico post da un po' di tempo, ma ci sono gli esami e io ho dei problemi a gestire il tempo per lo studio, giacchè vado lento come un bradipo con la febbre spagnola e per recuperare il tempo perduto devo stare incollato alle sudate carte per interi giorni consecutivi. Mi ero proposto di riscrivere dopo il 7 Febbraio, quando ormai avrò finito di dare gli esami di questa sessione, ma gli eventi che sono successi tra ieri ed oggi mi hanno costretto a tornare qui, per esporre linearmente e in modo intellegibile alle umane genti il mio personalissimo pensiero su ciò che è successo ieri: la Giornata della Memoria.
Già l'occasione richiede silenzio, riflessione e mestizia. E' certo che se alla base non c'è informazione e documentazione quel silenzio e quella mestizia hanno la pari utilità della perplessità di quando ci troviamo in piadineria e non sappiamo quale piada scegliere. Invece, un nano scappato dal bosco ormai da tempo ieri ha deciso di non solo rimanere in mesto silenzio, ma anche di aprire la bocca per dire la cosa più inopportuna che si potesse dire in una giornata come quella di ieri. Voi tutti sapete a cosa mi riferisco.
E' un po' come quando ad un funerale vai a chiedere all'unica persona con gli occhi gonfi come melanzane siciliane "Allora, come sta tuo padre?", quando poi ti accorgi che il funerale è proprio di suo padre. Cioè, non bisogna poi stupirsi se poi rischi il linciaggio. Come se ad una manifestazione animalista ti presenti lì dicendo "Sai cosa? Sai che quel cagnolino che ti stai portando a spasso fatto in umido con le olive sarebbe una meraviglia?".
 Ecco, quello là ha fatto una figura simile, dimostrando di avere la stessa delicatezza di un Varano di Komodo con l'epilessia. Oltretutto, l'evento in cui è stata pronunciata la frase incriminata rendeva il tutto ancora più disgustoso, non mi vengono altre parole.
Dopo l'iniziale sbigottimento, è sopraggiunto il terrore. Sono rimasto terrorizzato nel vedere che della GENTE sui vari social network ha avuto anche il coraggio di difenderlo. A parte che difendere una persona del genere dimostra di aver spento il cervello, non dico da 20 anni, ma almeno da 3 sì. Dimostra anche una pochezza d'informazione che nemmeno un bambino in Burundi chiuso in un container, ma questa è un'altra storia.
Ora, non mi potete dire che bonificare qualche palude, cercare di risollevare le sorti dell'economia italiana, raggiungere in qualche modo l'autosufficienza e creare un embrionale welfare giustifichino delle azioni di un regime illiberale che per affrontare i dissidenti provvedeva all'eliminazione fisica o all'intimidazione. Fortunatamente ci sono cose più grandi di una bonifica di una palude: quelle cose così di poco conto come la dignità umana e la libertà di parola/pensiero.
Come se poi le leggi razziali siano solo un inciampo, un incidente di percorso di poco conto nel contesto di un'opera più grande, quando in realtà sono la più palese offesa al genere umano; anche se quando queste non toccano personalmente, è difficile rendersene conto se si ha poca empatia e coscienza morale e civile. (Che poi Mussolini le leggi razziali le fece di sua sponte senza nessuna ingerenza da parte della Germania è cosa nota, ma certa gente preferisce non ricordare...amnesie mirate).
Oltretutto, i risultati mediamente positivi che si sono raggiunti durante il regime li hanno raggiunti altri Stati, magari anche più velocemente, magari con risultati migliori, e soprattutto senza rinunciare alla democrazia, nella quale io, personalmente, ripongo ogni fiducia.
Non nego che certe persone facciano venire voglia anche a me di instaurare un regime illiberale, giusto per togliermi di mezzo le infradito, il retro delle ginocchia e le persone che piuttosto che studiare e informarsi proseguono sordi nelle loro malsane idee dando credito al nano infoiato, ma sono convinto che sia compito di una società giusta tutelare anche la loro opinione e, soprattutto, coinvolgere tutti i modi e i mezzi possibili perchè non rimangano sordi alla storia e sappiano valutare una minchiata apocalittica da un libero pensiero.