lunedì 20 maggio 2013

Umano, troppo umano.

Già un post che s'intitola come un'opera di Nietzsche preannuncia noia, tedio e voglia di vetri rotti sulle arterie.
Ma devo scrivere, devo liberarmi, devo intraprende un percorso di catarsi essenziale alla mia persona, non foss'altro che ho una furia omicida che pervade ogni fibra del mio corpo.
La questione riguarda le riflessioni di una vita, gli sguardi dubbiosi e scettici del mondo e soprattutto un post apparso sulla pagina" Spotted: Unimi", nel quale un cerebroleso -pardon, cerchiamo di non essere offensivi almeno nell'intro- una discutibile mente partoriva un altrettanto discutibile pensiero, articolato nei seguenti punti (amo schematizzare, è un mio vizio dal quale so di non poter uscire)

1. I CdL in studi umanistici sono nettamente più facili di quelli scientifici.
2.I CdL in studi umanistici non offrono prospettive future allettanti per i laureati; per questo motivo i CdL in studi umanistici sono inutili
3.Bisognerebbe indirizzare gli studenti delle superiori a CdL scientifici.

Ora, la domanda che sorge spontanea è:: perchè io devo riflettere su un post anonimo apparso su una pagina tendenzialmente goliardica, probabilmente scritto da qualcuno che non sa nemmeno una cosa essenziale come la differenza tra l'ottanio e il verde acqua? La risposta è perchè per anni, ANNI, ho visto/sentito persone millantare la propria presunta superiorità intellettuale perchè dedicavano la loro vita a calcoli, numeri, formule e teoremi. Meno quando ho scelto di frequentare il liceo Classico, maggiormente quando ho deciso di frequentare la facoltà di Lettere Moderne. Quindi il pensiero dell'Anonimo (lo chiameremo così, d'ora in poi') ha risvegliato la mia coscienza civile, il mio orgoglio malmesso, la mia sicurezza stentata e mi ha investito del ruolo di paladino degli studi umanistici (Sto scherzando, ovviamente), almeno per confutare, in parte, le idiozie da lui affermate. Partiamo dal punto 1.

1. Palla colossale. Prima di tutto, mi si deve chiarire cosa si intende per studio umanistico e studio scientifico. Mi si indichino i parametri di giudizio, una scala con dei valori: è certo un presupposto della scienza fornire dei parametri quando si vuole mettere qualcosa in graduatoria. In un corso di laurea in Lettere Moderne, come il mio, c'è una componente molto forte di scienza. La linguistica, carini, è una scienza a tutti gli effetti (e Dio solo sa quanti esami di Linguistica dovrò dare). La filologia (che sia romanza, umanistica e classica) usa metodi e termini scientifici: non è che l'edizione critica di un testo si faccia secondo il piacere personale, minchioni. Una traduzione (specialmente da lingue classiche) si avvale di un rigoroso metodo scientifico: non puoi tradurre un testo dal latino se prima non conosci le LEGGI interne della lingua. Di entrambe le lingue, dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo. Poniamo il caso che con umanistico si intenda allora le discipline (uso discipline appunto, non scienze) che riguardano il pensiero dell'uomo, il suo evolversi, le più rarefatte speculazioni dell'animo umano. In quale mondo Filosofia del Linguaggio è più facile di istologia? E ancora, si possono forse paragonare le due cose? No, semplicemente perchè riguardano due ambiti della conoscenza completamente diversi. Puoi dire "Filosofia del Linguaggio è più facile di Filosofia del Diritto", puoi anche dire "Istologia è più facile di epidemiologia" (sto dicendo cose a caso, sappiatelo), ma paragonare due cose così diverse è come pretendere di far risultare un rinoceronte un amabile animale domestico. Siamo a quei livelli di surrealismo. E ancora, il fatto che siano speculazioni filosofiche (badate, di questo campo non so molto) non vuol dire che abbiano MENO dignità delle altre materie di studio.
Conclusione: il metodo scientifico si usa in quasi la totalità degli studi universitari. La facilità o difficoltà di un corso è estremamente soggettiva, uno che è un portento in anatomia può trovarsi in panne di fronte alle Bucoliche di Virgilio. E' inutile paragonare cose diverse senza una scala di riferimento.

2. Parzialmente vero. Chi sceglie un corso di laurea come il mio o un corso filosofico o qualsiasi altro corso che non prepara per una e unica professione settoriale, sa che farà più fatica degli altri a trovare un impiego. Questo lo sa già quando si iscrive, non dovete ricordarlo ogni volta. E' anche vero che con altri corsi scientifici si ha comunque la stessa difficoltà a trovare lavoro, soprattutto in Italia. Questo è il destino comune di ogni universitario: che si faccia fisica, scienze dei beni culturali o architettura, il mondo del lavoro non è certo lì ad accoglierci a braccia aperte. La mia personale idea è che, qualunque laurea si abbia, si trovi lavoro se si verificano più condizioni, dei quali la più importante è un culo pazzesco. Segue poi intraprendenza, ambizione e voglia di sacrificio. Ma è così da sempre, sono le immutabili leggi del capitalismo. Ammetto che con una laurea in lettere si abbia un campo molto più vasto e quindi dove è molto più difficile trovare lavoro, ma non vuol dire niente. Vorrà dire che quando l'avrò trovato sarò stato più intraprendente, ambizioso e capace di chi ha fatto chimica farmaceutica e può fare solo il chimico farmaceutico, per dire. Quanto all'utilità, allora se vi basate sul criterio dell'utilità bruciate tutti i romanzi che avete in casa, non andate più al cinema, non recatevi più in un museo o in una galleria d'arte: le cose più belle sono in effetti le cose più inutili. E io, francamente, sono bellissimo; non posso essere anche utile.

3. Sì, certo. Provate ad indirizzarmi ad un corso come Ingegneria e rimango bloccato un anno al primo esame. Forse è meglio avere un laureato che eccelle nel suo campo, quindi un letterato colto, piuttosto che un ingegnere infelice, frustrato e anche incapace. Come detto sopra, la facilità è soggettiva. Non è vero che noi prepariamo meno libri di chi fa una facoltà scientifica, non è vero che da noi viene richiesto meno impegno (un esempio pratico: nel mio esame di latino, chi prende sotto il 24 è invitato al prossimo appello), non è altrettanto vero che il ragionamento che sta dietro la dimostrazione di un teorema sia più nobile o più concettualmente difficile di un'analisi critica di un testo medievale.

La morale della favola è: SHUT UP AND MIND YOUR BUSINESS! 

Sono pronto ad approfondire la discussione in qualsiasi momento, anche a spiegare vuoti di passaggi argomentativi o simili. Tanto se non vinco con la dialettica vi asfalto col trattore.

P,S; non snobbo i CdL scientifici, anzi; ammiro chi ha un'impostazione mentale tale da poterli frequentare senza troppe difficoltà e sono affascinato da numerosi aspetti che riguardano medicina e scienze naturali. Quindi, please, non mi si rifili la questione del classicista snob che io snob lo sono per ben altre questioni e me la tiro sempre.

martedì 7 maggio 2013

Andiamo al MET e facciamo finta che sia carnevale.


Ieri si è concluso l'evento fashion più atteso dell'anno: il MET gala.
Per i comuni mortali, mi spiego meglio. Ogni anno il Metropolitan Museum di New York City propone una mostra temporanea sul tema moda, ma delle mostre figherrime, ma delle mostre che proprio sono curate in ogni dettaglio, ma talmente belle che vorresti passarci la vita dentro quel museo. Prima dell'apertura al grande pubblico, il MET organizza questo party super esclusivo al quale noi non possiamo nemmeno sperare di andarci anche se vendessimo i due reni e un quarto di fegato. E' diventato principalmente l'evento fashion più esclusivo semplicemente perchè alle sfilate sono tutti (giustamente!) concentrati sulle nuove collezioni, mentre gli Oscar sono sostanzialmente una rassegna cinematografica, per quanto sbrilluccicosa ed esclusiva. Al MET invece ci si preoccupa di una mostra che ha proprio come oggetto un aspetto della moda, e le star quindi si sentono legittimate a rendere omaggio (in un loro strano e particolarissimo modo) alla persona o fatto che viene celebrato.


Quest'anno il tema era il PUNK. Ora, il punk è un terreno molto difficile in cui addentrarsi, dove la probabilità di fare uno scivolone è alta tanto quanto quella di essere sbranati da un orso se ci si avventura coperti di salmone e carcasse animali per le foreste della Finlandia. Soprattutto per chi di punk non ha nessuna fibra del suo corpo (come il sottoscritto, per esempio), perchè il punk prima di essere una moda è un modo di essere. Infatti nella scorsa serata si sono viste cose che speriamo di dimenticare in fretta, ma procediamo con ordine.

Miley Cyrus
Miley Cyrus in Marc Jacobs
Mylie fosse per me tu saresti rinchiusa ad Azkaban da tempo immemore. Sono davvero stufo di vedere la tua incompetenza palesarsi ogni volta che ti fai viva. Torna quando sarai cresciuta, torna a dei capelli, non dico normali, MA GUARDABILI. Sul vestito di Marc Jacobs decido di non sprecare molte parole, a parte il fatto che qua si addice davvero l'espressione "la retina per LA cozza".

Kylie Minogue
Kylie Minogue in Moschino
E poi c'è chi, con coscienza, dice a se stessa "io punk proprio non mi ci sento" e opta per una scelta che la esalta. Si insomma, la Minogue come al solito è una figa pazzesca e c'è solo da imparare, SOLO DA IMPARARE, mi senti, Miley? Ecco. Poi l'abito è Moschino. Ho detto tutto.

Madonna
Madonna in Givenchy Haute Couture by Riccardo Tisci
Questa signora c'era prima che tutte le ragazzine scoprissero com'è figa la trasgressione e il mondo punk. Ogni volta ricorda di essere stata la prima e di essere capace ancora di provocare reazioni, magari anche cadendo nel cattivo gusto. Io non posso che stimarla, oltre al fatto che le decollétes rosa hanno qualcosa di surreale. Come del resto la nuova pettinatura.

Gisele Bundchen
Gisele Bundchen in Anthony Vaccarello
Se ti chiami Gisele e di cognome fai Bundchen puoi anche andare al MET vestita con un prendisole e sei figa lo stesso.

Donatella Versace
Donatella Versace in Versace
Se mettete un pallino bianco in corrispondenza del viso in modo da coprirlo interamente, scoprirete con vostro immenso stupore che il vestito è un capolavoro. Ho sempre pensato che gli stilisti, anche se di dubbio talento, abbiano una marcia in più rispetto ai comuni mortali.

Sarah Jessica Parker
Sarah Jessica Parker in Giles
Lei può tutto. Lei può anche mettersi un pavone nero in testa, rendendosi ridicola. Lei sì è costruita la sua immagine fatta di accessori e abiti ironici, quindi può.

Katy Perry
Katy Perry
Quest'individuo merita la carcerazione riabilitativa per aver rovinato un capo di una delle collezioni più belle di Dolce&Gabbana.

Beyonce
Beyoncé in Givenchy Haute Couture by Riccardo Tisci
Queen B, abbiamo capito che la sobrietà non è il tuo forte. Ora evita di ricordarcelo tutte le volte.

Sophia Coppola e Marc Jacobs
Sofia Coppola in Marc Jacobs
Probabilmente alloggiavano a pochi passi dal MET e hanno deciso di andarci in pigiama.

Franca Sozzani

L'eleganza di questa donna. Sì lo so che è il suo lavoro, ma lo fa dannatamente bene.

Liya Kebede
Liya Kebede in Alberta Ferretti
A mio avviso la meglio vestita di tutte. Non solo perchè lei è bellissima, ha un fisico fantastico ed è una modella quindi perfettamente conscia di cosa le sta bene e cosa no, ma anche perchè ha intepretato il tema con originalità e senza cadere nell'eccesso (vedi Sarah J o Madonna, per quanto adori entrambe). L'abito a righe di Alberta Ferretti le dona molto,forse un po' troppo voluminoso nella porzione nera dell'abito, ma resta comunque una scelta davvero azzeccata.

lunedì 6 maggio 2013

Integrazione.

La temporanea sospensione del blog è finalmente terminata. Le mie lamentele sulla mia scarsa ispirazione hanno avuto fine, i miei blocchi dello scrittore hanno deciso di farsi da parte. Ero lì per i fattacci miei che mi lamentavo per lo scazzo generale che mi circondava tenendomi lontano da queste pagine, quando improvvisamente persone di genere subumano hanno deciso di far aumentare il mio sopracitato scazzo ai livelli del vuoto dell'interno cerebrale di Renzo Bossi.
Ormai tutti sapete che la nostra Repubblica ha un innovativo ministero, chiamato Ministero per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione, presieduto dalla dottoressa italiana di origine congolese Cecyle Kyenge. Se siete degli acuti osservatori, avrete notato che è nera. OMMIODDIO SI' E' NERA! BORGHEZIO! E' PROPRIO NERA! Il vostro pensiero successivo, dopo questa visione, auspicabilmente dovrebbe essere stato "E quindi?". Così infatti è stato il mio.
Francamente non capivo perchè nel 2013 si mette sui giornali di avere un ministro nero, quasi con stupore. Certo, è la prima volta, grande passo per l'integrazione. Ma andando oltre, cosa c'è di speciale? Assolutamente nulla. Nulla perchè il ministro è una persona come tutte le altre e Dio mio non dovrei certo scriverlo su questo blog! Dovrebbe essere chiaro a tutti, lampante quanto l'ineluttabile prosperare dello stivale borchiato a meta 2013. Gente dai eh, che il 2011 vogliamo lasciarcelo alle spalle.
Purtroppo per noi, gente civile e onesta, che paga le tasse (io no, i miei genitori sì), che raccogliamo la cacca del cane per strada, che evitiamo con estrema accortezza di abbinare il nero con il marrone, esiste ancora gente che è lì lì ad un passo dal promuovere le teorie eugenetiche.
Mi riferisco a quell'ammasso paonazzo di nullità fetida che è Mario Borghezio. Quello lì, sì, ce lo avete presente no? Sì insomma quello che ha la faccia da carpa un po' pienotta. Ecco, lui ha affermato una cosa tipo:

"E poi gli africani sono africani - dice ancora Borghezio alla Zanzara - appartengono a un etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l'enciclopedia di Topolino. Diciamo che io ho un pregiudizio favorevole ai mitteleuropei. Kyenge fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una Asl che è stato tolto a qualche medico italiano". (Il Sole 24Ore)

Ora, dopo questa affermazione io se fossi stato Supremo Imperatore del Mondo, avrei fatto scattare l'esilio perenne dal globo terracqueo. Perchè non voglio pensare che nel 2013 ci siano ancora persone così ritardate. E' il termine giusto, perchè se non lo sono mentalmente, lo sono culturalmente e civilmente. Quando la signora Kyenge dice che è la società a reclamare lo Ius Soli (il diritto di cittadinanza per chi nasce in territorio italiano), ha perfettamente ragione, oltre che un grande senso della realtà.
La mia generazione ha avuto fin dalle elementari degli extracomunitari in classe: di certo non si può pensare che i futuri scolari non si troveranno nella stessa situazione. Lasciando stare mie convinzioni personali, che comunque ritengo legittime e eticamente giuste su scala globale (come del resto tutti i giudizi che io esprimo, giacchè ho il famoso e spiccato delirio di onnipotenza), cioè che l'incontro con culture altre non possa che arricchire il proprio bagaglio personale e allargare i propri orizzonti, è evidente che questa situazione vada regolamentata. Gli "stranieri" sono ovunque intorno a noi, lavorano con noi e si stanno integrando sempre di più. Guardano telegiornali italiani, leggono giornali italiani, studiano nelle scuole e nelle università italiane. Insomma, volete accorgervene che l'integrazione non può essere sempre e solo su piccola scala ma ha bisogno di un disegno più grande e di un impianto statale?
E' debilitante scrivere queste cose nel 2013, lo ridico, ma certe affermazioni mi provocano lesioni allo stomaco meglio conosciute come ULCERE. 
Non sto facendo il buonista, posso io essere buonista quando dico che i neonati piangenti devono essere rinchiusi in un bunker sotterraneo? Io che quando vedo i leggings di colore fluo ho voglia di armarmi di fiocina e minacciare chi li indossa? No. Non sono buonista, mi pare ovvio. Ho solo una coscienza civile più alta di quella di Mario Borghezio e dei suoi seguaci (Matteo Salvini, mi senti? Parlo di te...) forse anche un Q.I più alto, ma ciò che è indubbio è che mi vesto meglio di tutti loro.